Dal 14 al 17 novembre 2024 si è tenuto a Udine il Fake News Festival. "Tanti eventi per guardare attraverso il prisma della disinformazione promuovendo la cultura dell’informazione. Come? Analizzando quello che ci circonda nella vita di tutti i giorni, parlando di fake news a 360°. Perché il confine tra verità e finzione non è mai stato così sottile." Cit. dal sito https://www.fakenewsfestival.it/
Tra i Panel del programma, ti racconto uno in particolare: da una splendida intuizione della Blogger Elena Feresin è nato un intervento dal tema "Non ci sono più le (mezze) stagioni" a cui ho partecipato.
La domanda di partenza è stata: "Si dice che siamo quello che mangiamo. E' vero?".
Fin da quando siamo piccoli, il cibo è stato il nutrimento che ci ha messo in relazione con il mondo fuori di noi. Crescendo, attraverso l'esperienza, abbiamo affinato il nostro senso del gusto iniziando a distinguere ciò che ci piace da ciò che non ci piace. Ma quanto è influenzabile la nostra scelta di cosa alimentarci? Quale alimentazione è più adatta a noi? E qua si apre davvero un mondo che non spetta a me descrivere e che invito ad esplorare con gli esperti della nutrizione.
Quello che invece mi interessa condividere con te è il seguente aspetto: il cibo è relazione con il territorio e le sue stagioni.
E' ancora vero?
La non stagionalità degli alimenti ci fa perdere la connessione con i cicli della terra, ci fa perdere la capacità di attendere, di saper capire quando è il tempo adatto per un determinato alimento e quando invece c'è una forzatura (un fake nel rapporto con la naturalità).
Perdere la ciclicità e la stagionalità di ciò che mangiamo ci rende analfabeti rispetto al legame con la Terra.
Quando mangiamo stiamo facendo l'ultimo passaggio di un viaggio che racconta di un luogo, di un clima, del lavoro delle persone, di scelte, di economia, di salute: ci cibiamo di un processo/percorso che ci dovrebbe far riflettere. La domanda potrebbe essere "quello di cui mi sto nutrendo, cosa alimenta?".
Nella Vita tutto è rete, tutto è connesso e la nostra libertà sta dal passare da essere consum-a(T)tori a "relazion-a(T)tori" consapevoli, custodi nutrienti della diversità, interpreti della stagionalità.
Stessi cibi (vegetali e animali) per tutto l'anno ci rendono sterili, omologati, senza alternanza, senza il valore del locale, senza comprensione del rispetto di quello che c'è. E questo vale anche per ciò di cui ci alimentiamo emozionalmente: i rapporti sono fatti di ciclicità, ogni persona è fatta di diverse stagioni e diviene importante proprio come con il cibo coltivare la relazione attraverso il tempo, la scoperta e la condivisione. Solo così può realizzarsi un incontro che sia nutriente ed evolutivo e che permetta di coltivare una cultura del rispetto della diversità e dell'integrazione.
Sicuramente è più comodo e facile avere una certa sicurezza di omogeneità perché non ci fa andare in profondità: restando però in una sorta di illusione di status quo piuttosto che essere disponibili alla spontaneità e alla varietà alla lunga ne paghiamo il prezzo. Ci ammaliamo, facciamo fatica a stare negli imprevisti, perdiamo fiducia nel cambiamento e diventiamo rigidi e sfiduciati nei confronti di ciò che è diverso e fuori dallo standard, perdiamo il gusto dell'esperienza e della curiosità.
L'invito quindi è di esplorare il cibo nelle sue stagioni senza pregiudizi, introducendo l'esperienza di un recupero empatico con la Terra. Coltivare ed allevare sono verbi fatti di lentezza, di dialogo, di responsabilità, di stagionalità: tutto sempre non è sostenibile. Non si tratta di stravolgere le proprie abitudini o di passare da un estremo all'altro, ma di renderle più variegate e di considerare che per non essere influenzabili ma liberi in relazioni davvero nutrienti, l'esperienza della varietà stagionale è un buon alleato sia a tavola che nel cuore.
Durante il Panel del Festival sono stati dati alcuni consigli su come recuperare il dialogo con le stagioni. Ti condivido i due che ho dato io:
- Coltiva la sensi(a)bilità. Fai un check dei tuoi sensi e impara ad ascoltare anche quelli meno usati.
- Coltiva la curiosità e gioca con la scoperta.
Sono spunti legati molto all'attività di Forest Bathing e all'esperienza in Natura fatta attraverso i sensi in accordo con la Ruota dell'Anno (che si basa proprio sulla stagionalità).
Fammi sapere cosa ne pensi e se hai domande scrivi nei commenti.
Articolo di Ariella Colavizza, Counselor, Formatrice di Pratica Metamorfica, Barefooter, ideatrice con Stefania Gentili del percorso creativo Le Foglie di EkaParh ed entusiasta pilota di parapendio.