Immagina una bottiglia d'Acqua. E immagina che hai una discreta sete.
Ora immagina che sei in un supermercato con in tasca 50 euro.
Ora immagina che sei nel deserto, che non bevi acqua da un giorno e arriverai alla prima città senza denaro.
Cambia qualcosa vero?
Non tanto la bottiglia d'Acqua o tu, ma la relazione che hai con essa in un determinato tempo e spazio.
Probabilmente esempi del genere ti sono già capitati se hai avuto modo di approcciarti alla crescita personale: in genere si tende a dire che l'ambiente definisce chi siamo e che il valore dipende dal contesto.
Vero.
Quando restiamo troppo a lungo in un ambiente o in una situazione che non ci valorizza, cosa succede? Diventiamo più sfiduciati, meno motivati e spesso iniziamo a sentirci bloccati. Ecco perché andare via alle volte è una strategia valida. UNA strategia, non LA strategia.
Quindi se ripensi alle due situazioni di prima dove ha più valore l'Acqua? E dove hai più valore tu? Chi offre valore e chi lo riceve? E chi lo sa creare?
Probabilmente ti sono venuti in mente pensieri o immagini e preferenze leggendo le due situazioni iniziali.
Secondo me il valore dipende dalla capacità e desiderio di fare esperienza creativa nei confronti di quello che capita appoggiandosi su una complessità interiore che si è acquisita con il tempo e che permette di sperimentare. E possibilmente offrire questa stessa opportunità alla situazione stessa.
Il valore dipende dalla disponibilità al cambiamento, soprattutto nel tempo e nello spazio attraverso l'informalità e la spontaneità (entrambe legate alla libertà...ma questo è un altro tema e se ti interessa dimmelo così posso dedicarci un articolo).
Tradotto: valore è saper stare nell'incertezza e nell'imprevedibilità senza sentire frustrazione e contemplando l'idea che le soluzioni non dipendano solo dalla nostra relazione acquisita con un contesto ma dall'abilità di essere creativi e senza pregiudizi attraverso relazioni che siano opportunità reciproche.
Come dicevo nel precedente articolo del Blog gli esseri umani per me sono "relazion-a(T)tori": interpreti e creatori di connessioni.
E la capacità di connessione dipende da....la sensi(A)bilità!
Quindi, per quello di cui sopra, se dovessi rispondere io...ti direi che sono due esempi che mancano di informazioni ed esplorazione (che è quello che fanno i sensi!).
Ad esempio potrebbe essere che il supermercato è a Dubai e che 50 euro non mi bastino, che siano falsi, o che quei 50 euro siano proprio il costo del biglietto del mezzo per tornare a casa e non possa spenderli per altro. E magari nell'esempio del deserto non ho bevuto acqua ma ho mangiato un sacco di frutta e nella città mi aspettano dei cari amici che saranno lieti di dissetarmi.
Per farla breve ti dico che il mio pensiero è che come esseri reali, la prima relazione da nutrire è quella dei nostri sensi con l'ambiente, il suo tempo e il suo spazio. Questo sostiene la capacità della nostra mente di guardare ampio e di non irrigidirsi (=non vedere vie di possibilità, farsi bloccare dall'ansia e dalla sfiducia): significa prendersi del tempo per sentire una situazione e non puntare subito alla ricerca della soluzione (che spesso è una fuga controproducente e proprio per quello poi il problema si ripresenta).
Spero di averti fatto venire dubbi, curiosità e domande. Condividili nel blog o scrivimi.
E se vuoi saperne di più sui tuoi sensi e sull'allargare le tue esperienze di connessione e con-tatto partecipa agli eventi che propongo.
Articolo di Ariella Colavizza, Counselor, Formatrice di Pratica Metamorfica, Barefooter, ideatrice con Stefania Gentili del percorso creativo Le Foglie di EkaParh ed entusiasta pilota di parapendio.